Una delle possibili complicazioni associate ad un'operazione di aumento del seno è rappresentata dalla contrattura capsulare. Di cosa si tratta? Solitamente, dopo l'impianto di protesi mammarie, il corpo forma in maniera naturale una capsula di tessuto intorno alla zona impiantata, ciò accade come misura di protezione per reagire ad un corpo estraneo.
La capsula che si forma dopo la mastoplatica additiva non rappresenta un problema, ma se diventa troppo spessa si va incontro ad una contrattura capsulare. Il tessuto si indurisce, si ingrandisce e "strizza" il seno facendogli prendere delle forme indesiderate ed, ovviamente, antiestetiche. Ovviamente si va incontro anche a dolore.
Anche se i medici non hanno ancora ben capito cos'è che scatena la contrattura capsulare, di sicuro le infezioni ed i mircoematomi fanno la loro parte, così come anche l'eccessivo uso di sigarette, ci sono soluzioni per curare la contrattura capsulare. Dipende ovviamente dalla gravità della situazione. Solitamente ci sono 4 gradi di complicanza per la contrattura. Il primo ed il secondo grado sono risolvibili con un massaggio da parte del chirurgo che "risistema" la contrattura.
Gli altri gradi, terzo e quarto, sono più complicati. Insieme ad una serie di farmaci, steroidi come Accoleit usato anche come Antiasmatico ed antibiotici, si può utilizzare un prodotto come Alloderm che è un auto rigenerante di tessuti, vedi qui lo studio pubblicato su Pubmed a proposito dell'uso di Acellular dermal matrix. Ciò potrebbe allontanare lo spettro di un ritorno al bisturi.
Questo metodo è stato sviluppato nel 1994 per innestare la pelle su vittime di ustioni, ma la nuova ricerca ha stabilito che la scienza può essere applicata anche alla rigenerazione dei tessuti in altre parti del corpo, come appunto per il seno.
Nei casi più gravi di contrattura capsulare si dovrà provvedere ad una capsulectomia, ovvero alla rimozione chirurgica della capsula e alla successiva rimozione della protesi che verrà sostituita con una nuova.